Scrittori israeliani e ebrei americani da (ri)scoprire

Autori di bestseller o giovani promesse, scrivono in lingua ebraica o in inglese e vivono tra la Palestina e il resto del mondo. Molti sono stati naturalizzati, soprattutto in America, ma tutti mantengono la loro identità culturale. Raccontano eventi legati al difficile presente dello stato di Israele e al passato che ha segnato la storia di un popolo. Visionari e ironici, a volte umoristici, ma anche profondamente drammatici: abbiamo raccolto qui alcuni tra i principali esponenti della narrativa ebraica, includendo gli scrittori israeliani e gli ebrei americani. Perché il 27 gennaio si ricordano gli Olocausti del mondo con la Giornata della memoria, ma soprattutto perché li abbiamo letti e, neanche a dirlo, ve li consigliamo.

10 scrittori ebrei americani da (ri)leggere

Sono americani - i più giovani da generazioni - e sono tanti. Non amano essere etichettati come scrittori ebrei americani, ma i loro libri hanno temi ricorrenti, che li legano alla Shoah e al suo ricordo, a Israele e al sionismo, alla cabala e alle storie di immigrazione che hanno visto le loro famiglie protagoniste. Ne abbiamo selezionati dieci, arcinoti o da scoprire per farsi un'idea del ricchissimo universo letterario ebraico americano.

Philip Roth

"Ognuno difende l'altro dal resto del mondo, ognuno rappresenta per l'altro il resto del mondo".
Uno dei più grandi autori americani viventi. I suoi personaggi sono figli degli ebrei agiati finanziariamente, ma culturalmente alla deriva.

Nathan Englander

"Se poteste entrare nella mia testa di bambino e guardarvi intorno vedreste un mondo pieno di ebrei".
Englander ha già rivelato una grande capacità nello scrivere storie divertenti ma corrosive sulle tradizioni ebraiche e sulla loro attualità.

Isaac Bashevis Singer

"Tutti gli esseri umani sono esuli. Siamo nati e non sappiamo perché, moriremo e non sappiamo perché". Premio Nobel per la letteratura, autore di più di 150 racconti, Singer ha sempre affrontato nei suoi libri i conflitti che dominano ogni individuo nella ricerca di una propria identità.

Jonathan Safran Foer

"...mi piacciono i baci e i pianti, amo l'impazienza, le storie che la bocca non riesce a raccontare abbastanza in fretta..."
Origini ucraine, cultura quisitamente americana, è tra i maggiori rappesentanti della nuova narrativa statunitense.

Cynthia Ozic

"Il punto è che il Sé è limitato. Il Sé – la soggettività – è angusto e costretto a ripetersi".
Pur essendo sempre vissuta in America, la scrittura di quest'autrice coltissima si è concentrata sull'Olocausto e sul punto di vista delle donne.

Elie Wiesel

"Chi ascolta un superstite dell'Olocausto diventa a sua volta un testimone".
Di origini rumene, premio Nobel per la Pace nel 1986, ha passato tutta la vita a raccontare toccanti e indimenticabili storie di sopravvissuti.

Bernard Malamud

“La persona che ami è fatta per il 72.8% d'acqua e non piove da settimane”.
Vincitore del National Book Award e del premio Pulitzer, maestro assoluto della short story, Malamud è una delle massime espressioni della letteratura del XX secolo.

Henry Roth

E' stato pompiere, operaio, insegnante. Un talento incredibile, condizionato da un passato travagliato. Chiamalo sonno, pubblicato nel 1934, resta il suo capolavoro.

Saul Bellow

"Non cadere addormentato può essere la condizione migliore per distinguere la realtà. Il resto è solo pop-corn".
Bellow si è sempre sentito ebreo in terra americana, con la necessità di dover ricordare l'Olocausto, ma anche di integrarsi con i vincitori.

Chaim Potok

"Crebbi incrostato di grafite e arcobalenato di pastelli".
Il successo arrivò con Danny l'eletto, la storia di un ragazzo destinato a diventare rabbino in terra americana, ma tutti i suoi libri sono in pieno spirito yiddish: corrosivi, ironici, profondi, provocatori.