Gli ebrei, il loro, lo chiamano Shoah. Ai più è tristemente noto come Olocausto. Nel significato più esteso, questo termine indica lo sterminio di israeliti, zingari, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici commesso durante la seconda Guerra Mondiale dalla Germania nazista e dai suoi alleati. In poco più di dieci anni, più di dodici milioni di persone vennero sacrificate alla causa di Hitler e del suo Mein Kampf. In nome di un mondo più "pulito", in cui la razza "pura" avrebbe dominato sulle altre, uomini, donne, bambini provenienti da tutta Europa vennero dapprima ghettizzati all'interno delle loro città, poi deportati e rinchiusi in campi di concentramento o di sterminio, per essere eliminati, in vista del raggiungimento della così detta "soluzione finale". I campi erano in tutti i Paesi, ma alcuni sono tristemente famosi: Auschwitz, Treblinka, Dachau, Bergen Belsen, Mauthausen. Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche arrivarono ad Auschwitz, svelando al mondo ciò che uno dei campi più grandi nascondeva. Dal 2001 questa data è diventata un giorno per ricordare lo sterminio e per non dimenticare.
Ma è proprio giusto non dimenticare? Elena Loewenthal ha appena pubblicato Contro il giorno della memoria, un libro in cui si oppone alla retorica della commemorazione e alla condivisione del passato come celerazione degli ebrei:
Il GdM riguarda tutti, fuorché gli ebrei che in questa storia hanno messo i
morti. Che non l’hanno ispirata, ideata, costruita e messa in atto. Che non l’hanno neanche vista, in fondo: ci sono precipitati dentro. Era buio. Gli altri sì che hanno visto. È questo sguardo che dovrebbe celebrarsi nel GdM. Allora nel presente, oggi verso il passato.
E' con questo spirito che facciamo parlare i libri che ricordano il periodo più buio della nostra storia recente. Senza celebrazioni, senza retorica. Perché si sappia "che questo è stato".
Libri
Disponibile in 6-7 giorni
Disponibilità immediata
Disponibile in 4-5 giorni
Disponibile in 2-3 giorni