di Antonella Sbriccoli
22 settembre 2014
Ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare le letture più importanti della gioventù. Se i libri sono rimasti gli stessi (ma anch'essi cambiano, nella luce d'una prospettiva storica mutata) noi siamo certamente cambiati, e l'incontro è un avvenimento del tutto nuovo. Dunque, che si usi il verbo «leggere» o il verbo «rileggere» non ha molta importanza.
(Italo Calvino, Perché leggere i classici)
Intramontabili: i classici ci piacciono proprio per la loro capacità di essere, ogni volta, una nuova scoperta. Ma ci sono classici e classici. In quanti, ad esempio, sceglieremmo di leggere Il Canzoniere di Petrarca, o L'Odissea di Omero in edizione integrale? E in quanti, benché affascinati dalla ricchezza della lingua, arriveremmo in fondo all'Ulisse di Joyce, o ai volumi della Recherce di Proust? Quando si tratta di classici di un certo "spessore", incontrare qualcuno capace di narrare al meglio i testi e la vita degli autori che li hanno scritti è una grande fortuna. Qui sotto ci siamo affidati agli scrittori che hanno studiato autori e testi epici, poetici e romanzi, spaziando dalla tradizione orale a quella scritta di giusto qualche anno fa. Per scoprire con loro storie e autori che, da soli, non troveremmo mai il tempo di (ri)leggere.
Lo abbiamo amato come rilettore impareggiabile dei capolavori della letteratura dell'ottocento e del Novecento (Leopardi, Kafka, Proust...). Stavolta, invece, Citati si confronta con il libro forse più semplice e più profondo di tutti i tempi. La lettura dei Vangeli, un testo in apparenza semplice e piano, è un'esperienza così appassionante e umanamente ricca che tutti, credenti e non, dovrebbero fare almeno una volta. La passione e la competenza con cui Citati conduce l'analisi testuale è un invito a meditare su alcune parole chiave dei Vangeli - a cominciare da "messia", per fare un esempio -, in modo che la lettura della vita di Gesù abbia, a ogni pagina, l'emozione di una continua scoperta.
Dopo averci affascinato con Dante, Marco Santagata si concentra su Petrarca e sul suo Canzoniere.
Nel 1348 in Europa infuria la peste, che mieterà un terzo della popolazione. Tra le sue vittime c'è Laura, la donna-musa alla quale da oltre vent'anni Francesco Petrarca dedicava poesie d'amore. Per reagire a questo clima di lutto e desolazione, oltre che a un profondo tormento interiore, il poeta aretino concepisce un progetto audace, un'autobiografia ideale dove si intrecciano realtà e finzione, e lo realizza con un'opera che costituisce una novità assoluta nel panorama della letteratura medievale: un libro di poesie sotto forma di romanzo che racconta l'appassionante storia d'amore fra un uomo e una donna. La rilettura di Marco Santagata, da un lato ci fa riscoprire l'inesauribile bellezza di un'appassionata storia d'amore che è stata per secoli l'archetipo della poesia amorosa, dall'altro ci rende familiare ed empaticamente riconoscibile la tormentata figura di chi quella storia ha in parte vissuto e in gran parte immaginato, con un carico di emozionalità che da allora la lirica europea ha portato sempre con sé.
Dopo averlo incontrato nei viaggi di Ulisse, Valerio Massimo Manfredi racconta in un albo illustrato un Odisseo dalle mille sfaccettature: un eroe ma anche un uomo, non privo di debolezze e di momenti di cedimento. Lo spirito di avventura e la sete di conoscenza che lo spingono oltre i confini del mondo conosciuto ne fanno un simbolo della perenne ricerca di sé.
"Questo su Flaubert è forse il più disteso e il più classico dei saggi di Thibaudet: ricostruzione rigorosa e spregiudicata d'una vita, e del lungo viaggio compiuto alla ricerca dell'arte". Così scriveva Giacomo Debenedetti, esaltando i meriti di un'indagine che gettava piena luce sulla visione binoculare di Flaubert, comprensiva "della realtà e del sogno, del grottesco triste che è alla base di Madame Bovary". Con Thibaudet, allievo di Bergson, polemizzò Proust, definendo Flaubert "un genio grammaticale". In questo volume vengono oggi riproposti i due testi emblematici dello straordinario confronto tra due sacerdoti dell'intelligenza, esempi luminosi di una capacità critica vissuta come "festa, ricchezza, allegrezza, gioia di vivere".
Il giovane Holden è da sessant'anni una lettura folgorante, ma nulla si è mai saputo del suo autore, una delle personalità più schive ed enigmatiche del Novecento. Salinger di Shane Salerno prova per la prima volta a raccontare la storia di un uomo che nascondendosi nei boschi del New Hampshire per oltre mezzo secolo ha espresso il rifiuto della fama e della celebrità, droghe che tutto il resto del mondo cercava con sempre maggiore frenesia. Un cammino tra i frammenti di una vita, ricostruita dalle testimonianze di amici e parenti, impreziosito da un vero e proprio finale a sorpresa. Come una gemma silenziosa scoperta scavando in cinquant'anni di rumore e speculazioni.
In questa biografia letteraria, l'opera e la vita di James Joyce vengono raccontate, analizzate e commentate seguendo il filo di una passione rigorosa e priva d'indulgenza. Lo studio di Richard Ellmann cerca di ricostruire l'intricata rete che lega il vissuto all'arte, la singolarità del quotidiano con la vastità proteiforme del genio. Da Dublino a Trieste, da Parigi a Zurigo, emergono così i contorni di un'esistenza sfuggente, fatta di scelte spesso discutibili, amicizie perdute, difficoltà economiche e dolori insanabili come quello per la schizofrenia della figlia. La grandezza dello scrittore non è scalfita dai difetti dell'uomo, ma si nutre proprio dell'intransigenza di Joyce nel non cedere a compromessi, nel mettere il proprio lavoro davanti a tutto, pagandone sempre il prezzo. Ellmann organizza l'enorme quantità di aneddoti, fornisce chiavi per la comprensione delle opere e restituisce al lettore l'immagine compiuta di uno dei grandi del Novecento.
Il colore non è "solo" colore: come la parola, è carico di simboli, evoca, trascende. Troppo importante per essere ridotto a una sola sfumatura, troppo potente per esser contenuto in una singola preferenza: e se Proust, lo scrittore impressionista, il maestro delle nuances, è incapace di scegliere il "suo" colore, è perché intrattiene con ognuno di essi un rapporto esclusivo e un dialogo incessante. Letteratura e arte erano per lui legate al doppio nodo, così come lo sono parole e colore. La complessità e la profondità dell'esperienza visiva e quindi cromatica è una chiave di lettura essenziale del suo capolavoro la Recherche Alla ricerca del tempo perduto . In questa inedita prospettiva Eleonora Marangoni affronta quest'opera celeberrima tracciando una invisibile mappa dove ogni colore domina una specifica area semantica e un determinato spazio emotivo.
L'Odissea di Omero e le Storie di Erodoto: due tra le più antiche opere di viaggio della letteratura occidentale, entrambe espressione del mondo greco, eppure straordinariamente diverse l'una dall'altra. Il poema di Ulisse tratteggia l'itinerario simbolico e introspettivo di un uomo alla ricerca di se stesso, ed è la grande metafora che sta alle radici della letteratura occidentale e del nostro immaginario collettivo. Le Storie, invece, anche se permeate di informazioni favolose e poco veritiere, sono i resoconti delle ricerche e delle esplorazioni che Erodoto ha effettivamente compiuto lungo le rotte e le strade del Mediterraneo e dell'Antico Oriente. In Omero, il mondo selvaggio, al di là dei confini dell'Egeo occidentale, popolato da maghe seduttrici, giganti cannibali e Ciclopi, è modello negativo di barbarie, contrapposto ai valori della civiltà greca: a questi Ulisse, tra mille peripezie, e non senza indugiare, desidera infine fare ritorno. In Erodoto, l'orizzonte geografico si allarga a luoghi lontani e meravigliosi - la Libia, l'Iran, il Caucaso - e ai popoli che li abitano.
Nell'estate del 1940, un ragazzo di undici anni ascoltò il padre che leggeva e spiegava ai fratelli maggiori l'Inferno di Dante; le due estati seguenti toccò a Purgatorio e Paradiso. Mezzo secolo più tardi proprio quel ragazzo, Vittorio Sermonti, avrebbe letto e spiegato Dante ai microfoni della radio e in letture pubbliche affollatissime. E grazie a questa edizione definitiva di un classico di alta divulgazione, i lettori italiani hanno di nuovo la possibilità di accostarsi a una poesia capace di illuminare anche il nostro tempo. I quattro volumi sono raccolti in un cofanetto.
Quer pasticciaccio brutto de via Merulana e La cognizione del dolore sono tra i romanzi italiani più belli del Novecento: hanno un linguaggio unico, affascinante e immesivo. Bellissimo, se si riesce a "entrarci dentro". Quello di Carlo Emilio Gadda è uno di quei casi in cui conoscere la vita dello scrittore aiuta a calarsi nelle sue opere. In questo, Alberto Arbasino riesce perfettamente a darci una mano. All'Ingegnere di cui è stato amico e sodale, Arbasino ha dedicato un irresistibile ritratto che forse è anche un autoritratto, dove ora gli lascia la parola e si sottrae come uno scrupoloso, zelante scrivano, ora si concede acuti e appassionati esercizi di lettura, ora mescola alla voce di Gadda la sua, regalando anche a noi, come in un "private show", briosi calembours, brandelli di conversazioni che paiono dossiane "Note azzurre", pettegolezzi alla moda, ricordi personali e amene celie, ironiche filologie e fonologie, "l'aura del tempo" che i giovani fans di allora, nutriti di Huxley e Waugh e Connolly, cercavano di trasmettere a quel signore in blu ritroso ma pieno di curiosità.
Piero Citati è innamorato di Tolstoj come letterato, e così riesce a trasmetterlo ai lettori.
"La sensazione più seducente, leggendo il libro, è quella di assistere al lavoro di un orafo, di un maestro orologiaio, che nel suo laboratorio silenzioso smonta e rimonta, per la nostra gioia, meccanismi complicati, ingranaggi delicatissimi, senza mai smarrirsi fra le mille rotelle e senza mai disperdere l'incanto immenso che da quelle macchine promana. Un miracolo". (Federico Fellini)
Rebecca Yarros
Papa Francesco (Jorg ...
Daniele Giglio
Rebecca Yarros
Aldo Cazzullo
Valérie Perrin
Alexandre Dumas
Alessia Gazzola