Cinque buoni motivi per leggere Fossi in te io insisterei di Carlo Gabardini
Parlarne con l'autore ci ha convinto: questo libro va letto. E se lo acquisti su Mondadori Store, te lo inviamo autografato
di Antonella Sbriccoli
6 maggio 2015
Fossi in te io insisterei: è l’invito che Carlo Gabardini rivolge a se stesso, a un figlio che deve fare i conti con una realtà indicibile - l’addio al padre – per riuscire ad affrontare la vita da solo. A insistere è anche la felicità della sua scrittura, che riesce a comunicare al lettore quanto per ogni individuo sia importante essere lungimiranti nelle proprie scelte. A insistere nel consigliartelo siamo noi che l'abbiamo letto: ci siamo trovati a sorridere e stupirci, scoprendo un Carlo Gabardini molto più ricco e complesso dell'uomo che, superficialmente, il web conosce come l'attore comico che interpreta Olmo, il tecnico informatico di Camera Cafè, o come "quello del coming out", noto per aver dichiarato in un video su YouTube nel 2013 la propria omosessualità. Dopo aver letto Fossi in te io insisterei, #questapersonaCarlo per noi è soprattutto un bravo scrittore, capace di raccontare egregiamente la sua storia.
Del suo libro abbiamo parlato proprio con Gabardini qualche giorno fa. E, già che c'eravamo, abbiamo insistito e ci siamo fatti autografare una copia per te.
Del resto è facile riconoscersi in questo libro, un memoir traboccante di storie famigliari. Ci si sente vicini all'autore, ci si immedesima nella sua generazione. Soprattutto, ci si sente accomunati a Gabardini da quella che Giuseppe Berto definiva "questa storia della mia lunga lotta col padre": tutti facciamo parte di quella catena d'amore che lega figli e genitori, da una parte e dall'altra, fino a quando il cordone degli affetti non viene reciso.
Ti consigliamo di leggerlo per almeno cinque buoni motivi.
Cinque buoni motivi per leggere Fossi in te io insisterei
Farsi venire la voglia di scrivere una lettera al padre: un gesto che molti figli vorrebbero compiere
Stavo male. Mi sono detto: scrivi a tuo padre, gli parli e gli dici quello che vuoi dirgli veramente.
Tutti, prima o poi, si diventa adulti. Ma, fino a quando un genitore è presente, si rimane sempre figli, soprattutto se quel genitore è una realtà costante nella nostra vita, anche solo con il ricordo. Quando quel legame viene interrotto ci si ritrova improvvisamente soli. E si cerca, con fatica, di raggiungere una "piccola maturità per stare in piedi". In questa autobiografia commovente, ironica, carica di affetto verso il padre e la famiglia, Carlo Gabardini racconta la sua esperienza di figlio "numero tre". In un momento in cui tutto sembra difficile da portare avanti da solo, Carlo scrive a suo padre, già morto da tempo, per riuscire a prendere in mano il testimone che, da vivo, il genitore non gli ha passato.
Scoprire quanto può essere salvifica la scrittura (e se tutti provassimo a tenere un diario?)
L'urgenza di comunicare è stata così forte che questo libro Carlo l'avrebbe scritto comunque, a prescindere dal trovare o meno un editore disposto a pubblicarlo. Si è immerso nella scrittura senza orari per sei mesi, continuando a lavorare in radio. Ha ripercorso in parole tutte le tappe della sua vita. E' stato come rinascere, ha confessato: con grandi pianti e grande spontaneità, grazie a questo libro, ha iniziato a prendere la propria vita in mano.
Convincersi che la vita è adesso e che bisogna smettere di aspettare
E' il messaggio che Carlo lancia in ogni pagina, a tutti i lettori. Con la convinzione che, nella vita, cambiare si può, sempre.
Ricordarsi che nessuno è perfetto
Se voi eravate dei solidi film di 100 minuti, lineari e assertivi, noi invece siamo delle serie TV, ingarbugliate e senza mai un punto definitivo.
Siamo diversi da come erano i nostri genitori, ma ognuno deve sentirsi libero di scegliere come vivere: è giusto e va bene così.
Assaporare il piacere di ragionare con leggerezza su argomenti pesanti
Molti sono i temi che ritornano nel libro: il significato dei padri in una società in cui non ci sono più i Pater familias di una volta; l'importanza di fare coming out, termine troppo spesso legato solo alla dichiarazione di un orientamento sessuale, ma che indica la capacità di dichiarare pubblicamente chi si vuole essere davvero; la difficoltà di crescere, che ci accomuna un po' tutti; la necessità di sentirsi frutto di qualcuno (perché il self Made Man difficilmente entra in relazione con gli altri); l'importanza di lasciar andare chi non c'è più per ripartire; la bellezza della vita ancora da vivere.