Classe 1966, romano, Ammaniti esordisce nel 1994 con Branchie, un libro che si fa subito notare per l'originalità della storia e per lo stile innovativo del suo autore. Siamo negli anni Novanta, quando spopolano Pulp Fiction di Quentin Tarantino e i romanzi horror di Stephen King. Undici giovani scrittori irrompono nella narrativa italiana con un'antologia di racconti che trasudano novità, storie di adolescenze feroci e surreali, mostruosità quotidiane. Ammaniti è uno di loro: con i racconti di Fango (1996) entra a far parte a pieno titolo della gioventù cannibale.
Nel 1999, con Ti prendo e ti porto via arriva il primo, vero successo. E' qui che emerge appieno lo stile di Ammaniti, capace di narrare con leggerezza e grande maestria la vita di provincia, animandola con personaggi dalle caratteristiche indimenticabili. Con questo romanzo, ambientato in una surreale Ischiano Scalo, l'autore si fa notare anche all'estero. Ma è con Io non ho paura, nel 2001, che arriva la grande notorietà. Il libro è un successo incredibile di pubblico e di critica e nel 2004 diventa anche un film con la regia di Gabriele Salvatores. Seguono altri romanzi: Come Dio comanda (2006), vincitore del Premio Strega nel 2007; Che la festa cominci (2009); Io e te (2010), da cui il film omonimo di Bernardo Bertolucci.
Nel 2012 pubblica la raccolta di racconti Il momento è delicato, il cui titolo deriva dalla frase che gli venne rivolta da un editore per comunicargli il rifiuto della pubblicazione della raccolta di racconti Fango. Il suo ultimo grande successo è Anna, del 2015.
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In Io non ho paura, Niccolò Ammaniti va al cuore della sua narrativa, con una storia tesa e dal ritmo serrato, un congegno a orologeria che si carica fino a una conclusione sorprendente: e mette in scena la paura stessa. Michele Amitrano, nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto cosi grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. E per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie di bambino, mentre il lettore assiste a una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella, tragica, che coinvolge i grandi di Acqua Traverse, misera frazione dispersa tra i campi di grano. Il risultato è un racconto potente e di assoluta felicità narrativa, dove si respirano atmosfere che vanno da Clive Barker alle Avventure di Tom Sawyer, alle Fiabe italiane di Calvino.
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