Il sessantotto è diventato un simbolo, e nei simboli ci si culla, indipendentemente dal loro contenuto. A seconda di come li si guarda, quegli anni possono sembrare preistoria, oppure l'altro ieri. Rimane la sensazione, vaga ma forte, che qualcosa di importante sia successo. I giovani, il femminismo, la protesta, le assemblee, l'amore, il dolore, la violenza, e ancora le culture, i comportamenti, le sensibilità: sembrano spaccati di storie diverse, e in parte lo sono. Gli anni '68 - perché di `anni' possiamo parlare - hanno più volti. Per raccontarli, Anna Bravo parte da sé e dai dubbi che vale la pena di guardare in faccia dopo quarant'anni di storia e di vite. Non allinea fatti, non giudica, non assolve ma nemmeno si sottrae. Non fa una `storia' della stagione dei movimenti. Segue le tracce dei temi che hanno segnato gli anni sessanta e settanta, cambiando, scomparendo e riaffiorando. Parla di ragazzi e ragazze delle università americane e delle nostre Trento, Torino, Roma, fra la nonviolenza di Martin Luther King e la sua crisi, il maggio francese e le sue derive, l'autunno caldo e l'antifascismo militante, l'inaffondabilità (apparente) del modello patriarcale e la tempesta che gli scatena addosso il femminismo. Tra Presley, We Shall Overcome e Mr. Tambourine Man.
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