Accusata di omicidio e di atti incendiari, in un monologo incalzante con la psicologa del tribunale, Kari Seb lotta per affermare la propria capacità di intendere e di volere, per il suo passato, per la sua vita. Nel suo infiammato discorso, che la vede sdoppiata tra sé e Malik - l'altro sé, quello che agisce - Kari Seb sviluppa via via le fantasie di un serial killer: senza attenersi mai alle categorie della giustizia e della colpa, da sfogo al suo linguaggio feroce.
Anonimo -