Una piazza della chiesa, anzi, almeno cinque piazze con cinque chiese. La campagna tutt'intorno. Il verde dei campi tagliato solo dall'asfalto della via Emilia. Un clima per robusti di cuore: caldo, troppo caldo d'estate, con le zanzare a far compagnia, e gelido, troppo gelido d'inverno. Dalla nebbia, quella reale e quella metaforica del tempo, emergono cartoline di una piccola città - un paesone, a dirla tutta - con le sue tradizioni, con il suo spirito indomabile e ironico, con i suoi personaggi. Ecco così il Ciccio, barista che voleva andar per mare e che per qualche strano calcolo si è ritrovato con un punto nave fissato sulla Cisa. E ancora il farmacista mago degli intrugli, Vidalein il materassaio che sull'apecar montava il presepe e andava a fotografare i matrimoni, il tipografo cortese, la Dina, che la domenica apriva la finestra e distribuiva chisolini, le due vecchie e nobili sorelle, intrattenitrici loro malgrado della piazza. Giovanni Taverna in «Al mio paese...» restituisce al lettore di oggi una Fiorenzuola - vera protagonista di queste pagine - pittoresca e insieme sorprendente. Dall'anima semplice e, perché no, infinitamente buona.
Anonimo -