Questo saggio, arricchito da foto tratte dall'archivio dell'autrice, riassume in modo divulgativo il concetto di "antropologia animalista" elaborato dall'antropologa sociale Annamaria Rivera in trent'anni di ricerca. L'analisi di studi sociali, casi emblematici ("mucca pazza", Covid-19) e testimonianze dirette di amicizia con gatti, cani randagi e una famiglia di gabbiani, dimostra che gli animali, benché diversi dall'uomo, sono capaci di intelligenza, di astrazione, perfino di simbolizzazione ed hanno un comportamento più complesso del "puro istinto". Tuttavia, l'unicità di ciascun animale è negata con la domesticazione e, soprattutto nella società industriale, nella sua trasformazione in "macchina utile". La critica agli allevamenti intensivi e al sistema di vita che ne deriva, animale e umana, permette di comparare la trasformazione di animali in cose con altri tipi di subordinazione, derivanti da sessismo e razzismo. Il "punto di vista animale" fornisce lezioni decisive sulle origini di attitudini quali l'odio, la gerarchia, la guerra, la schiavitù, il colonialismo, il razzismo, il patriarcato e favorisce una politica di liberazione degli umani, degli animali e del pianeta.
Anonimo -