L'Antropologia pragmatica (1798) ha avuto un'esistenza forse marginale, se commisurata alle tre Critiche, ma è invece un'opera decisiva e, per molti aspetti, inaugurale per la modernità che allora andava annunciandosi. In essa, le classiche domande della storia della metafisica si raggruppano intorno alla domanda fondamentale: "Cos'è l'uomo?". Da qui sono scaturite tutte le moderne scienze umane, dalla psicologia alla sociologia all'etnologia, tutte le antropologie filosofiche, tutte le politiche che si sono dipanate nel nome dell'uomo, dei suoi diritti, della sua essenza. L'antropologia di cui si tratta non è né quella pratica né quella morale, bensì qualcosa di più ampio ed essenziale: si tratta della conoscenza dell'uomo come essere sociale: è un'analisi dell'"insocievole socievolezza" che caratterizza l'esistenza dell'uomo una volta che questi è stato "trasformato" dalle istituzioni. Kant tocca temi che saranno nel cuore della ricerca foucaltiana; proprio a partire da questa rigorosa curatela, che il filosofo francese affrontò mentre stava scrivendo la celebre Storia della follia.
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