L'idea di città-ponte sullo stretto di Messina dell'architetto Sacripanti, prima che venisse bandito il concorso, dà spunto ad una riflessione o meglio visione di città e di società con i suoi valori del tutto nuova che ritengo valga la pena affrontare. Così mentre l'attenzione indugia sulle immagini iconiche del passato, delle affascinanti costruzioni Babilonesi e delle liriche architetture greche, il confronto con la realtà contemporanea obbliga al paragone, nel riscoprirne il messaggio di grandezza, di mistero ma anche di tensione interiore e responsabilità, per la capacità di coniugare la convivenza civile con i valori della natura ma soprattutto con la spiritualità. Si conclude, grazie alla lettura di quell'esperienza unica di architettura, che è la chiesa di San Francesco alla Vigna a Venezia, che esse non sono creazioni "individuali" o "personali" ma frutto di elaborazioni di tradizioni profonde e condivise: dalla tradizione biblica, a quella talmudica ed ermetica, alla cabbala, qui mirabilmente armonizzate, oggi più che mai feconde, ma conculcate dall'atteggiamento spesso corrotto, ipocrita dell'"opinionionismo prevalente" imperante. L'ipocrisia e il disastro totale sono dunque nient'altro che la somma della immoralità e dell'egoismo individuale.
Anonimo -