Disegni, appunti, illuminazioni improvvise. Tre distinti taccuini tenuti insieme da una banda elastica come nella magnifica edizione originale McSweeney's. Il primo, pieno zeppo di schizzi in bianco e nero, è quello che Spiegelman portò alla Fiera del libro di Francoforte nel 1979, mentre il suo capolavoro Maus era in gestazione. Il secondo, del 1983, contiene molti disegni a colori, abbozzi di storie, visioni di un disegnatore già grande. Il terzo, del 2007, è quello di un artista consacrato, vincitore del premio Pulitzer nel 1992, e autore della famosa copertina del «New Yorker» dopo l'11 settembre 2001 a cui ha assistito dalla finestra di casa sua. Art Spiegelman è autore di Maus e Maus II, romanzi a fumetti (auto)biografici che hanno rivoluzionato il graphic novel e le modalità di raccontare la Shoah. Attraverso la storia vera del padre Vladek, ebreo polacco sopravvissuto allo sterminio, Spiegelman trasforma i nazisti in gatti e i perseguitati in topi, spogliando la storia dei suoi tratti antropomorfici per lasciarne risuonare la tragedia. Be a Nose è il cantiere in cui questo capolavoro dell'arte del Novecento è nato.
Anonimo -