"Angelicus pictor", così nel 1469 Domenico di Giovanni da Corella, frate dell'ordine dei domenicani osservanti, si riferiva nel "Theotokon" al celebre confratello Giovanni attribuendogli il fortunato soprannome con il quale sarebbe passato alla storia. Soprannome e nel contempo definizione, l'aggettivo angelicus sembra trasmettere l'idea che di origine 'divina' fossero le sue doti figurative e forse anche la sua felice ispirazione, oltre che superiore la natura del suo spirito e della sua vocazione religiosa. Frate domenicano e insieme pittore di talento, il Beato Angelico è una singolare figura di artista-teologo la cui complessità appare accentuata dal significativo doppio ruolo di innovatore fra i pionieri della pittura rinascimentale e colto interprete della religiosità quattrocentesca, arricchita dai valori della cultura umanistica. Dal terzo decennio del XV secolo, infatti, egli elaborava una risposta personale alle complesse esigenze del suo milieu realizzando opere a soggetto religioso nelle quali le urgenze didascaliche di una spiritualità ispirata al più genuino messaggio evangelico si coniugavano con una personale sensibilità figurativa, attentissima alle recenti innovazioni.
Anonimo -