Il giallo, un po' noir è basatp sulla costruzione di due personaggi molto ben definiti: il principale, Ben, mai scomposto, tipica "mente brillante" in cui il confine tra charme e "aria di indifferenza" è molto sottile; l'altro, Silvio, un po' rozzo e delineato in questo senso molto bene sia (soprattutto) negli atteggiamenti genuinamente grossolani, sia nella sua (scarsa, o comunque secondaria) capacità di contribuire alle indagini in corso. Aspetto - quest'ultimo - che emerge anche per merito del contrasto con il co-protagonista. Silvio suscita senz'altro molta simpatia ed è naturale, leggendo, "vederlo" nei suoi movimenti goffi e prigionieri di una corporatura che, se anche non fosse stata descritta, non si sarebbe potuta immaginare diversamente. È curioso che sia proprio Silvio a "rompere la quarta parete" alla fine del romanzo; in fondo è accettabile da lui, anzi forse quest'aspetto si potrebbe addirittura amplificare, non relegandolo alla sola parte conclusiva del racconto. La seconda è l'ambientazione che viene sapientemente "sfruttata", con descrizioni particolareggiate ma non per questo noiose, e che assume per certi versi anch'essa ruolo di personaggio, rappresentato nei suoi tratti "fisici" e anche in quelli "psicologici". La terza è la scelta di un taglio leggero e ironico, con una scrittura che scorre abbastanza facilmente.
Anonimo -