Stazioni di servizio dalle insegne dondolanti, polverose strade di montagna che si aprono su panorami mozzafiato, praterie sterminate dove la striscia d'asfalto unisce due lembi di cielo infinito da un capo all'altro dell'orizzonte... Nell'America inizio anni '50 raccontata da Cimino con la stesso potenza descrittiva del suo cinema, si è subito colpiti dalla sensazione di ritrovarsi in un paesaggio che conosciamo bene: un paesaggio dove i sogni corrono sulle strade, e le strade diventano quelle del cuore e della ricerca di se stessi, intrise di dolore, della perdita di quello che si ama e, a volte, di resurrezione. Jane Tiernan, diciannovenne bionda dai muscoli di ferro e la voce "dolce come pioggia d'estate" fuggendo da una periferia troppo angusta per il suo metro e ottanta di sogni e di speranze, questa America la attraversa più volte, da una costa all'altra, sempre inseguendo qualcosa difficile da definire: forse un ragazzo a cavallo di una moto Indian, forse un cowboy martoriato di ferite interiori ed esteriori, forse un giovane guerriero Sioux in uniforme da Marines. Nel suo viaggio Big Jane incontrerà una moltitudine di personaggi, e si troverà ad attraversare le distese gelate del Dakota, i viali di Hollywood, la Death Valley, fino ad arrivare alle colline e ai fiumi insanguinati della Corea, in un viaggio che, grazie alla sapienza e alla ricchezza evocativa di Michael Cimino, sentiremo da subito come profondamente e inspiegabilmente nostro.
Anonimo -