L'opera ha lo scopo di analizzare come l'ambito dal quale si origina il dibattito sulla tematica fine-vita, trasformandosi poi in vero e proprio scontro tra posizioni opposte, è inevitabilmente interdisciplinare. Negli ultimi anni nel nostro Paese si è posto il problema di individuare strumenti in grado di assicurare al paziente terminale la possibilità, pur quando versi in uno stato di irreversibile incapacità, di rendersi protagonista delle fasi finali della propria vita, attraverso la valorizzazione di sue pregresse e, per quanto possibile, inequivoche manifestazioni di volontà. Si parla, al riguardo, di direttive anticipate. Il tema è particolarmente spinoso e rinvia a tutta una serie di questioni che da sempre hanno spinto giuristi, filosofi, politici, antropologi e persone comuni ad interrogarsi sui concetti di vita e di morte, oltreché sui loro rispettivi confini. Pertanto, l'itinerario ricostruttivo sarà incentrato sul problema della qualificazione giuridica delle direttive anticipate e della natura vincolante o meno delle volontà espresse dal paziente ed in esse contenute. Si tenterà di ascrivere tale atto al genus dell'autonomia privata affinchè l'ordinamento possa riconoscere piena efficacia al regolamento d'interessi in esso divisato, accertandone la liceità e meritevolezza di tutela. Il volume compie infine un'attenta analisi delle norme introdotte dalla legge 22 dicembre 2017, n. 219 "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento", proponendosi come manuale giuridico per la comprensione e l'applicazione di esse.
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