Al termine della sua conferenza "Asthetische Globalisierung" (2002) Julia Bolles afferma: "In un panorama dominato dalla fluidità delle immagini, ripristinare il nostro legame con gli oggetti fisici appare, al momento, un atto davvero radicale". In modo via via più esplicito, col passare del tempo, gli edifici di Bolles+Wilson sono concepiti come 'stop-pages' (ancoraggi) nella fugacità del divenire contemporaneo. Si tratta di presenze aliene e silenziose che non trasmettono alcun messaggio coglibile rapidamente. Ma con la loro persistenza e tangibilità configurano luoghi di cui ci si impadronisce attraverso l'uso quotidiano'. Il paesaggio elettronico sembra l'esatto contrario dell'architettura. In esso ogni legame con la solidità del reale appare reciso. Tutto si dissolve nei flussi di denaro, informazioni, traffico e logistica. Caratteristica è la circostanza per cui le cose vengono percepite in movimento, mentre il corpo è condannato all'immobilità. Il parabrezza dell'automobile si trasforma in uno schermo, il mondo diventa immateriale. Al contempo, questo scenario incostante e inconsistente offre però anche un possibile risvolto in positivo. Mediante una specifica modalità di registrazione, una ricezione nella distrazione, l'architettura può ricavare una lezione dal paesaggio distratto. Bolles+Wilson sono persuasi che le innovazioni tecnologiche abbiano modificato profondamente i meccanismi della percezione e che i mutamenti avvenuti contraddicano solo in apparenza la nozione tradizionale dell'architettura come medium dell'abitudine, in quanto mezzo per abituare al nuovo. [...] (Dall'introduzione)
Anonimo -