Uno dei ritratti più raccapriccianti e dissacranti della vecchiaia è quello duecentesco frutto della penna dello scrittore medievale Boncompagno da Signa, che alla vecchiaia non fa sconti, contro il modello ciceroniano del `bene' della senectus. Come forse per esorcizzare un'età verso cui lo stesso autore veleggia, esplicitamente per essere di consolazione ai vecchi che nel libro si riconoscono, per la filosofia del `mal comune mezzo gaudio', la vecchiaia e la decrepitezza sono presentate come il tempo di ogni pena fisica e psichica. E contro la vecchiaia niente possono gli uomini e donne che pure tentano da sempre di ingannarla: che ci si tinga i capelli con l'henné o che ci si escori il viso con pozioni urticanti. Il testo critico del De malo senectutis et senii e la traduzione di Paolo Garbini pubblicati già a stampa nel 2004, sono ora riprodotti in ebook preceduti da un'ampia introduzione che inquadra il contesto socio-culturale del trattato, facendo dialogare il testo con le sue fonti letterarie, bibliche e, soprattutto, con la letteratura medico scientifica del tempo, che della vecchiaia metteva a nudo patologie ed effetti: dalla raucedine alla lacerazione polmonare, e a ogni specie di malanno.
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