Un intenso libro su pratica e senso del cammino, metafora antica e potente e attività sempre più riscoperta. Un'indagine coinvolgente, puntuale e impreziosita da molte testimonianze, che guida il lettore alla scoperta dei diversi sentieri dell'uomo accomunati dall'essere sempre luoghi di identità e ricerca, anche spirituale. «Il cammino si fa camminando», recita un famoso verso di Machado, e così è per questo libro, da scoprire e percorrere fino all'ultima pagina. INTRODUZIONE Poche metafore sono così dense di suggestioni filosofiche e spirituali come quella del cammino. Il camminare assomiglia al filosofare, all'attività del pensiero che dubita, incespica, riflette, avanza. Per strada si sosta, ci si perde, si torna indietro, si cerca la giusta via, ci si scoraggia, si riprende coraggio, si spera, si prova l'ansia dell'arrivare e si pensa alla meta, si gioisce del momento, si elabora il passato e si ipotizza il futuro mentre si sperimenta, pensa e costruisce con i passi un presente. Questo piccolo saggio vuole indagare le suggestioni e la potenzialità dell'idea del cammino e il suo ritorno, negli ultimi decenni, come mito d'oggi legato alla fondazione dell'identità individuale. Il cammino, metafora centrale nel cristianesimo - «Io sono la via, la verità e la vita» - come nelle religioni orientali è anche un motivo più genericamente spirituale, diventato nella contemporaneità ispiratore di utopie, poetiche, politiche e illusioni. Il percorso del libro illustra il senso spirituale di questa parola, le sue applicazioni e risonanze. Numerosi sono i riferimenti alle teorie e filosofie del camminare ma ampio spazio è dedicato anche a testimonianze raccolte durante le mie ricerche sul campo in Argentina o lungo il cammino di Santiago in Spagna. Il pensiero si dipana volutamente come in cammino, passando da un argomento all'altro per analogia e assonanza. Il proposito è riflettere sul cammino, senza pretese di esaustività, al ritmo di un cammino: tra suggestioni on the road, passi stanchi di pellegrini in cerca delle antiche soglie, orme leggendarie dei profeti, marce politiche, foglie d'erba e sentieri verso la verità colta nei boschi. L'itinerario è fiorito d'idee diverse, ognuna un potenziale bivio, ma segue una direzione: il cammino, nelle sue distinte interpretazioni e pratiche, è un luogo di identità e ricerca. PROLOGOdi Bappe Rosse Bappe Rosse ha un anno e mezzo, i capelli castano chiaro e riccioli, grandi occhi grigio azzurro che spesso sorridono e altrettanto spesso si posano ombrosi e guardinghi sullo sguardo altrui. Al risveglio, in particolare da quando ha iniziato a camminare a un anno e due mesi, con guance rosse, tiepide di sonno, dice una parola ansiosa e imperiosa: «Bappe!». Senza bappe non vuole camminare, senza bappe sembra presa dall'angoscia. Le bappe servono per svegliarsi e andare, le bappe servono per andare e per essere. Intorno alle scarpe ruota una parte consistente della vita di Bappe Rosse. Non solo non può stare senza le proprie ma anche porta le loro alla mamma, al papà, al fratellino di sei anni e al fratellino in culla. Per mesi Bappe Rosse dedica almeno un'ora al giorno a infilarsi e sfilarsi scarpe, le proprie e quelle altrui fino a venti numeri più grandi dei suoi piccoli piedi taglia 22. Un giorno arrivano «Rosse»: delle galosce di plastica, di un colore rosso opaco, ed è un amore a prima vista. Bappe Rosse non solo si sveglia di mattina, dicendo: «Rosse! Bappe!», ma anche di notte. Non vorrebbe sfilarsele mai, non durante il riposino, a grande malincuore la notte, quando accetta di toglierle solo se rassicurata: il giorno dopo saranno lì ad aspettarla, proprio vicino vicino al suo letto bianco. Allora forse il grande mondo le sembra meno impervio e meno necessari sono gli stivali fiammanti e forse magici, ben noti al mondo delle favole, per andare ad affrontarlo e camminare. Questa attrazione per le scarpe, comune tra i bambini dell'età di Bappe Rosse, non è un vezzo fine a se stesso. In molti
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