"La poesia è il miracolo della sintesi estrema della parola nella bellezza onesta della forma", in questa breve formula Maurizio Cucchi, uno dei massimi esponenti della lirica contemporanea, condensa il senso più profondo della poiesis. E "miracolo della sintesi" e "bellezza onesta" sono i corni all'interno dei quali spazia "Canti al crepuscolo" di Anna Cellaro. La brevitas fulminante di questi scritti, frutto di un empito inderogabile e di un'urgenza assillante, è, tuttavia, il risultato della lima. Ogni singola scelta lessicale rivela un meticoloso setaccio e una quête musicale. Più dissonanza dodecafonica che sinfonia. Più suoni aspri e canini, in un infinito gioco di consonanze, dipingono l'inconsueto diapason di uno dei componimenti più intensi: È irregolare il battere/ del tallone sul marciapiede. Esiste evidente un legame viscerale con il paesaggio natio che offre un tetto e un riparo dal male e dalla sofferenza.
Anonimo -