Una galleria di indimenticati, giovani che erano pronti a cambiare il mondo, ma di cui una Storia ingiusta ci ha privato troppo presto. Daltronde è questo il destino dei Cari agli dei.
Goffredo Fofi, a 84 anni e dunque con una lunga fila di suoi morti alle spalle, ha voluto ricordarne alcuni, non sempre noti e però esemplari di una vicenda in cui il privato e il pubblico si sono mescolati, confusi. Seguendo Menandro e l'antica convinzione che gli dèi prendono con sé i giovani che possono allietare la loro noiosa e olimpica vita se leternità è vita... - Fofi evoca i morti giovani di più generazioni ed epoche, dal tempo della guerra e della Liberazione, dalla sua provincia d'origine e da Roma, agli anni di prima e dopo il 68 e fino a oggi, da Palermo a Firenze e da Torino a Parigi e da Milano a Napoli; evoca quelli che sono stati per lui i lutti più amari, le morti più ingiuste, le vite che più gli mancano; evoca giovani morti per mano fascista o ingenuamente ribelli uccisi dalle forze dell'ordine, e le morti più tristi e più ingiuste e misteriose, per propria mano, dei disillusi dallesistenza. Ma tornano in queste pagine anche persone non giovanissime ma morte anzi tempo, anche per malattia, quando ancora tanto avrebbero potuto dare agli altri agli amici e al paese. Noti o sconosciuti non cambia, ma ben noti e molto amati da chi oggi li evoca e sente e continua a sentire la loro mancanza. I migliori? Forse sì; per lautore e molti, non solo per lui, sono figure degne di ricordo, perché mosse dalle ansie più giuste. Nella convinzione che nessuna vita dovrebbe essere sciupata, e che tutte dovrebbero avere un senso e un fine.
Anonimo -