Come scrive Ivan Bunin, la storia damore tra Lidija A. Avilova e Anton P. echov era un grande segreto, che i due mantennero per decenni. Eppure, echov nella mia vita è più del racconto personale di una relazione intima. Al di là di qualsiasi polemica, personale (come quella di Marija echova, legittima moglie dello scrittore) o accademica (diversi ricercatori hanno espresso più di un dubbio a riguardo), queste memorie illuminano alcuni degli aspetti più intimi di echov e soprattutto permettono al lettore di sbirciare sul suo lavoro di guida letteraria nei confronti della giovane (e ambiziosa, e infelicemente sposata) collega.
Il risultato è il più classico romanzo
sentimentale russo, con tutto larmamentario che conosciamo e
amiamo: i bigliettini mandati attraverso la servitù, le vetture di piazza, i balli in maschera, i fiumi di tè, gli struggimenti. Eppure non cè alcun sentimentalismo e la voce di Avilova è limpida e vivace, piacevole da ascoltare, attentissima a guardarsi dentro e a giudicare gli uomini che la circondano, ironica. La voce di una donna moderna.
Anonimo -