Oggi spesso ci imbattiamo in ragazzi che conducono una vita più simile alla sopravvivenza che a un'esistenza profonda, fatta anche di ferite impreviste. Sono portatori di una fragilità affettiva e vocazionale che spesso si respira nella relazione con i genitori. Di fatto, padri troppo materni, cui spesso fanno da contraltare madri troppo paterne, sembrano avere abdicato alla responsabilità del ruolo, finendo per rispecchiare la loro crisi nella disperata ricerca di identità da parte dei figli. L'autore, che da anni indaga questa dinamica, prova a rispondere all'esigenza di ragazzi e adulti perché trovino una nuova "postura educativa", convinto che per sostenere i figli sia necessario tornare ai padri. Ma che fine hanno fatto i padri? Possiamo oggi ritrovare il padre normativo senza dover tornare al paternalismo? Come si attua una paternità gentile ma ferma, e soprattutto generativa? E, d'altro canto, come essere madri affettive senza rinunciare all'emancipazione e scoprendo nella coppia l'uguaglianza nella differenza? Infine, come si configura la famiglia, sotto la tirannia della carriera e del tempo che non basta mai? L'autore lo sa: nel mestiere di genitore come fai sbagli, e non servono prontuari densi di buoni consigli o ammonimenti, serve piuttosto interrogarsi. A questo scopo si mette in gioco, a partire dalla sua esperienza quotidiana di educatore, con parole mai giudicanti e con l'obiettivo di suscitare e condividere riflessioni, pensieri, dubbi e intuizioni che possano andare in profondità e innescare buoni gesti educativi.
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