Ambientato nella Milano del 1936, in pieno regime fascista, il racconto segue il commissario Carlo De Vincenzi, chiamato a indagare sull'omicidio di Giacomo Strozzi, un noto gangster milanese, ritrovato morto in una lussuosa villa di via Brera. La scena del crimine, perfettamente ordinata e priva di impronte digitali, lascia perplesso De Vincenzi, che sospetta fin da subito che non si tratti di un semplice omicidio passionale.
Nel corso dell'indagine, De Vincenzi interroga Isabella Brini, una famosa attrice, e sua figlia Clara, una quindicenne fragile e confusa. Clara, in preda a una crisi isterica, afferma di aver colpito Strozzi per difendere sua madre durante una lite. Tuttavia, De Vincenzi non è convinto e inizia a scavare nel passato di Isabella, scoprendo che il suo vero nome è Giovanna Rossi e che proviene da un oscuro passato familiare segnato dalla violenza e dal gioco d'azzardo.
L'indagine rivela che Isabella aveva una relazione ambigua con Strozzi, che era ossessionato da lei e sfruttava la sua fama per coprire le sue attività criminali. Quando Isabella smette di pagare i debiti di Strozzi, la loro relazione si deteriora, portando a minacce e violenze. La situazione culmina con l'omicidio di Strozzi, che Isabella tenta di coprire, spingendo Clara a prendersi la colpa.
Nel processo che segue, Clara viene accusata di omicidio, ma la sua testimonianza presenta delle incongruenze. Isabella, in un colpo di scena, confessa di aver ucciso Strozzi per proteggere sua figlia. Tuttavia, De Vincenzi continua a sospettare che la confessione sia solo un'abile mossa per manipolare il sistema e proteggere se stessa.
Nonostante i suoi sospetti, De Vincenzi non riesce a raccogliere prove sufficienti per incriminare Isabella. Clara viene assolta per legittima difesa, mentre Isabella, sebbene libera da accuse, vede la sua reputazione e carriera distrutte. De Vincenzi riflette amaramente sulla giustizia, consapevole che la verità è rimasta in gran parte celata e che la giustizia non sempre trionfa.
Il racconto si distingue per la sua atmosfera cupa e opprimente, perfettamente in linea con il contesto storico del fascismo italiano. La narrazione è ricca di dettagli che contribuiscono a creare un senso di tensione crescente, culminante in un processo che non risolve completamente i misteri sollevati dalla trama. L'autore esplora temi complessi come la manipolazione, il potere e la giustizia, ponendo interrogativi sulla moralità e sull'inevitabile compromesso tra verità e convenienza.
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