L'obbligo di una lettura della Commedia in grado di coglierne le modifiche intervenute col passare degli anni costituisce uno dei punti fermi di questo libro. Al quale si aggiunge l'attenzione alla tendenza di Dante a costruire un ritratto di se stesso confacente alla sua immagine pubblica d'intellettuale-poeta; una tendenza operante in particolare dopo l'esilio, quando il superamento dell'orizzonte fiorentino coincide con la realtà di uno scrittore che sorprendiamo alla ricerca di un nuovo ruolo presso le Corti settentrionali della penisola. La sacralità della 'Commedia' si traduceva nelle linee di un'ideologia letteraria alla quale guardano i saggi qui dedicati alla rilettura di singoli canti. Dante dava fondo alle risorse espressive di un classicismo giocato fra la soggezione culturale agli 'auctores' e la coscienza del loro superamento da parte del poeta cristiano. L'operazione faceva leva sul volgare letterario e sull'impasto del registro 'tragico' col 'comico', nella direzione di un plurilinguismo che, intrecciando forme alte e basse, dava voce alla specialissima opzione stilistica dell'autore.
Anonimo -