I due saggi di Dipesh Chakrabarty raccolti in questo volume sono stati, come scrivono i curatori Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi nell¿appassionata introduzione, un punto di riferimento essenziale per il confronto tra le scienze umane e quello che, con urgenza sempre crescente, i geologi e altri scienziati della natura hanno definito Antropocene: l¿epoca segnata dalla drammatica ¿impronta ecologica¿ degli umani ¿ divenuti ¿potenza geologica¿ ¿ sul pianeta. La crisi antropogenica del sistema terrestre problematizza le visioni moderne del mondo impostate ed esportate dall¿Occidente, mettendo in discussione ¿la nozione stessa di comprensione storica¿: per Chakrabarty è necessario che il pensiero storico e politico-economico inserisca tra gli elementi in gioco non più solo il tempo breve e documentato delle società umane, ma quello profondo dei cambiamenti che hanno segnato (e segnano) la Terra e l¿evoluzione di tutti i suoi abitanti, umani e non. Da quest¿approccio derivano una serie di domande decisive: in che modo la storia del capitalismo e dei suoi limiti ecologici strutturali si sovrappone a quella ben più lunga ¿ e non antropocentrica ¿ della vita sul nostro pianeta? Come si intrecciano, cioè, il ¿globale¿ e il ¿planetario¿? Come pensare e agire su una scala ¿non-umana o in-umana¿ (nella prospettiva aperta dalla crisi, gli umani sono incidentali) con i mezzi di cui disponiamo, sviluppati su una dimensione temporale a noi familiare? L¿emergenza planetaria ha aperto ¿crepe e lacune¿ sotto i nostri piedi, mostrando come la Terra sia altro da noi. Un presupposto di enorme portata e difficoltà, ma indispensabile a ogni politica complessiva del cambiamento climatico.
Anonimo -