«Non esistono condizioni ideali in cui scrivere, studiare, lavorare o riflettere, ma è solo la volontà, la passione e la testardaggine a spingere un uomo a perseguire il proprio progetto» affermò Konrad Lorenz. Nel caso di Ljudmila Trut, a queste caratteristiche potremmo aggiungerne unaltra: «un amore patologico per gli animali». Fu questa la molla che nel 1958 indusse la giovane studentessa dellUniversità statale di Mosca ad accettare con entusiasmo la proposta di Dmitrij Beljaev di partecipare al progetto più ambizioso mai tentato nel campo dellevoluzione e del comportamento animale: trasformare la volpe in cane. Si trattava di replicare, in qualche decennio, levoluzione, durata quindicimila anni, che ha portato dal lupo al cane, e senza alcuna manipolazione genetica, ma facendo riprodurre selettivamente, generazione dopo generazione, gli esemplari meno aggressivi nei confronti delluomo. Se avesse avuto successo, lesperimento avrebbe dato risposta a molte domande irrisolte che riguardano la domesticazione, a cominciare da quella che aveva stimolato Beljaev: comè possibile che un feroce predatore si sia tramutato in un animale da compagnia? Lanno seguente, nello scenario da fiaba di una sperduta località siberiana e con lalibi di migliorare la produzione di pellicce, perché gli studi di genetica erano banditi dallortodossia sovietica , ebbe inizio la grande avventura. Unavventura scientifica tuttora in corso, i cui risultati conducono a riflessioni appassionanti sulla nostra stessa evoluzione, e insieme unavventura umana fuori del comune, magnificamente raccontata in questo libro.
Anonimo -