Nel febbraio del 1932 la marchesa Luisa Casati Stampa, la donna più ricca dEuropa, riceve nella sua residenza fuori Parigi il suo legale, lavvocato milanese Giuseppe Bassi, che viene ad annunciarle il tracollo della sua fortuna. Limmenso patrimonio della signora è confiscato e nel giro di pochi mesi, otto per la precisione, lei «non avrà una pietra su cui posare il capo», come drammaticamente comunicato dallamministratore. Si snoda da qui litinerario tra immediato futuro e passato della personalità eccentrica della marchesa, che aveva speso la propria esistenza per divenire «unopera darte vivente». Ritratta sullorlo del baratro della miseria, con cui convivrà per venticinque anni (morirà poverissima e sola a Londra nel 1957), la Casati ripercorre la sua avventura umana in lampi di memoria. Le sta accanto, personaggio ombra nel ricordo e nellaffetto (forse lunico della sua singolare vicenda), la sarta che, fin da principio, ne ha assecondato ladorazione per la ricercatezza e lo stile, lassoluta originalità del tutto indipendente da qualsiasi moda. Un controcanto di normalità per una vita eccezionale di eccessi e di cadute, la costruzione ardita di un gioco di specchi tra verità e affascinante interpretazione.
Anonimo -