Due coniugi frustrati e senza un soldo osservano il proprio fallimento in uno squallido alloggio, mentre alla porta bussano i creditori; un patito dell'ippica, giocatore accanito e non sempre fortunato, trova la puntata vincente per una bella e procace sconosciuta; un uomo stanco della vita e deciso a suicidarsi sventa (quasi) una rapina in un ristorante e si guadagna i favori di una pingue, espansiva e confortante cameriera; due rapitori molto sboccati e aggressivi, ma in fondo di buon cuore, liberano il ragazzo di ricca famiglia che è loro ostaggio; un vecchio divo del cinema si fa ammazzare dalla donna che lo accudisce e lo domina; un tale entra in un locale alquanto sinistro, e fa una fatica terribile per uscirne intanto... Le situazioni e le trame più tipiche della narrativa di Bukowski si ripresentano in questi dodici racconti inediti, che hanno l'evidenza, la fisicità, il realismo (sporco), lo stile insomma che ha reso inconfondibile lo scrittore americano; e forse (sono testi deli ultimi anni di vita di Bukowski) una nota di umorismo più sulfureo, un tono più amaro, un senso di assurdità e di follia. Ritroviano in questo libro quell'America marginale, plebea, clandestina, pezzente che Bukowski ha saputo magnificamente rivelare e rappresentare. Ancora una volta, però, il lettore sarà conquistato soprattutto da un'elementare e straordinaria qualità: la pura e semplice capacità d'inventare storie.
Charles Bukowski nasce ad Andernach, in Germania, il 16 agosto 1920.
Era il figlio di Henry Bukowski, un soldato statunitense e Katharina Fett, una donna tedesca. Nel 1923 l'economia tedesca era al collasso, pertanto decisero di trasferirsi negli Stati Uniti a Baltimora.
La sua infanzia è stata segnata da un padre che spesso era senza lavoro a causa della Grande Depressione e sfogava le sue frustrazioni picchiando il figlio. Il giovane Charles iniziò così a bere in giovane età come forma di ribellione nei confronti del padre.
Anonimo -