La contaminazione esprime la paura di essere invasi da qualcosa o da qualcuno e mette in crisi la nostra singolarità. Esiste dai tempi più lontani: la ritroviamo nel Noli me tangere di Gesù nel Vangelo e nel cristianesimo con il rito del battesimo che toglie i peccati delluomo, ma anche in altre religioni, nelle caste degli intoccabili, nella presunta purezza dellordine nobiliare e nella discriminazione delle razze. Risponde a un bisogno di identità ed è letteralmente esplosa con la pandemia di coronavirus, rispetto a cui i comportamenti delluomo sono stati incredibilmente simili in tutto il mondo, sul piano individuale e di gruppo, al di là delle differenze nazionali e culturali. Una concordanza fondata su elementi biologici che la paura del virus ha attivato, facendo presa dunque sulla costituzione generale ed essenziale della specie umana. Come ci ha cambiato questa esperienza collettiva, arrivata in unera di vera e propria «religione della cute»? E con quali conseguenze per tutti? Vittorino Andreoli spiega, non senza vis polemica, che una di queste è stato il panico che usa la negazione: il no che diventa no-vax, no-lockdown, no-limits, attraverso un processo di regressione mentale che richiede di perdere il pensiero logico e porta ai no dellinfanzia. Luomo scopre così i propri limiti e deve finalmente affrontare la propria fragilità, la necessità di trascendenza, il bisogno di rimuovere la realtà.
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