Voce di Dio si definiva la coscienza, a causa dellautorità prescrittiva assoluta dei suoi giudizi. Eco della voce di Dio si pensa oggi piuttosto, in tono più umile, consapevoli della necessità di verificare lautenticità di ciò che è risuonato nellintimo con tanta categorica forza di obbligazione interiore. Chi parla in me con la voce della mia coscienza? Un intruso che vìola la mia libertà? Oppure un Ospite, da sempre atteso, perché alleato e familiare, più intimo a me di me stesso? È necessario un discernimento, certo. Ma per questo è necessaria ancor più una formazione. La tradizione classica più che sulla coscienza faceva perno sulla prudenza, virtù che perfeziona la ragione pratica nel suo esercizio concreto. Essa si nutre della memoria e della promessa, matura nella docilità verso le persone più sagge e nellapertura alla comunione con gli altri. La prudenza nasce da questa reciprocità virtuosa dei buoni che in una comunità sanno ridestare le evidenze fondamentali sul bene. Costruire tali comunità, oasi di umanità, nel deserto dellemotivismo post-moderno, è compito primario per la Chiesa.
Anonimo -