Gian Antonio Cibotto era lì quando il Polesine venne colpito dalla grande alluvione del 1951. Nelle ore immediatamente successive, si prodigò per aiutare la terra che amava e che vedeva ferita. E lo sguardo di scrittore coglieva in quel dolore la poesia e la speranza delle storie e dei volti della sua gente. Questo libro ¿ insieme inchiesta letteraria, romanzo di un popolo, diario intimo ¿ è la testimonianza di quei giorni, e la lezione eterna di un grande maestro. ¿Giovanni Comisso definì queste pagine `degne di stare accanto a quelle di certi classici¿ oltre che `unico documento serio su un avvenimento che ha visto il Paese unirsi come all¿epoca del Piave¿. Oggi, a tanti anni di distanza, conservano la freschezza del racconto in presa diretta e la drammaticità d¿una tragedia collettiva.¿ Gian Antonio Stella ¿Un libro corale e insostituibile, universale e confidente nella umanità dolente, in Polesine come in ogni parte del mondo dove l¿uomo è inseguito dalla violenza, e perde tutto, ma resiste e si rialza con l¿aiuto degli uomini nelle stesse difficoltà. Così queste cronache si fanno storia dell¿uomo e del suo destino.¿ Vittorio Sgarbi ¿Gian Antonio Cibotto, con lo stesso coraggio di mio padre, affrontò i giorni dell¿ira del fiume, accompagnò i soccorritori, ascoltò le persone, raccolse le singole tragedie e gli splendenti atti di coraggio e di solidarietà, determinando un affresco che ancora stilla vitalità e freschezza. Questo libro magnifico pubblicato nel 1954 restituisce l¿eccezionalità di quei giorni con una forza giammai ripetibile.¿ Elisabetta Sgarbi
Anonimo -