Leggere la narrativa dannunziana con le prose giornalistiche sullo sfondo può essere un'esperienza incresciosa ai più, assai meno a quanti hanno avuto accesso, per le vie dritte o traverse, ai segreti d'officina dell'"arbiter elegantiarum". D'Annunzio nasce giornalista per poter esser poeta, narratore, drammaturgo, parlamentare e milite... Non c'è terreno e viatico che i contributi su rivista non abbiano preparato, con lo zelo, l'accortezza ed il sano cinismo del più lucido e "moderno" procuratore di sé che vantino le nostre patrie lettere, nel tumultuoso Novecento.
Anonimo -