Nelle stanze silenziose di ospedali e case, accanto a volti segnati dalla sofferenza e dall'attesa, ho visto nascere domande che bruciano come ferite e illuminano come lampi. Perché? Perché adesso? Perché così? E poi, oltre il muro delle lacrime e della paura, emergeva talvolta una consapevolezza nuova: se la morte è certa, che significato ha la vita? È in quel momento che ho compreso quanto sia urgente riscoprire l'antica arte del morire. Non come una resa, ma come un cammino di speranza, un'apertura verso qualcosa che va oltre. Nella tradizione cristiana, la morte non è mai stata un nemico invincibile, ma una soglia, un passaggio verso la promessa di una vita eterna. Eppure, in un mondo che idolatra la giovinezza e teme il declino, abbiamo perso questa saggezza. Abbiamo dimenticato come si impara a morire. Questo libro è un invito a ritrovare quella saggezza. Non è un manifesto del pessimismo, ma un canto di speranza. Perché solo guardando negli occhi la nostra finitudine possiamo scorgere il riflesso di ciò che è eterno. Solo abbracciando la fragilità della vita possiamo coglierne il vero valore. E, forse, imparando l'arte del morire, possiamo finalmente imparare a vivere.
Anonimo -