Uno dei massimi storici italiani della filosofia indaga sulla necessità dei sensi contrapposta alla necessità del libero arbitrio in Dante e Cavalcanti, (ri)scoprendo come e perché uno degli amori più noti e rappresentati, quello tra Paolo e Francesca nel quinto canto dell'Inferno, sia stato il palcoscenico di questo scontro tra le due diverse teorie dell'amore. Dante, collocando Francesca da Rimini e il suo cognato e amante Paolo all'inferno, la condannò alla pena eterna, al di là di qualsiasi "pietà" e umana comprensione potesse provare per la donna: e così facendo, insieme a lei dannò anche quella teoria dell'amore come forza irresistibile esposta da Guido Cavalcanti nella canzone "Donna me prega". Con materiali cavalcantiani, infatti, Dante aveva costruito la scena del dramma; e con concetti cavalcantiani aveva fatto parlar Francesca. E dunque qui, nel V dell'Inferno, che si possono trovare - a saperle cercare - le ragioni del distacco di Dante Alighieri dal "primo amico" Guido Cavalcanti, distacco che portò l'autore della Commedia a escludere il maestro dal grande viaggio della redenzione intrapreso nell'aldilà.
Anonimo -