Dante non è stato certo un giurista, ma in più passi delle sue opere si interessa al diritto. Anzi, alla legge riconosce una funzione straordinaria: quella di assicurare equilibrio sociale e pacificare gli uomini. Il volume dapprima esamina l'idea che Dante ha avuto del diritto, non lontana dall'idea di giustizia, prendendo le mosse dalla percezione che del fenomeno ebbero gli uomini del suo tempo e tracciando un florilegio di riferimenti giuridici nell'ambito della sua vastissima produzione. Poi ricostruisce l'ideale universalistico di Dante, rileggendo in particolare il corposo studio sulla monarchia, che governa mediante la legge. Il lettore dovrà convenire sul debito di Dante nei confronti di Aristotele: quello ufficiale dell'Etica o della Politica; ma anche quello, talora considerato spurio della lettera ad Alessandro, "sul regno"... che tuttavia presenta assonanze straordinarie con il pensiero politico e giuridico dantesco.
Anonimo -