Composto tra il 1778 e il 1789, questo trattato in tre libri indaga il difficile rapporto tra letterato e potere e contiene una denuncia del mecenatismo. Alfieri difende strenuamente gli ideali illuministici di uguaglianza e di libertà intesa soprattutto come indipendenza da un potere tirannico: di qui la grande ammirazione per George Washington, artefice dell'indipendenza americana, e l'esortazione agli italiani a liberarsi dall'oppressione straniera. Del principe e delle lettere è un'opera ispirata ai più alti valori dell'Illuminismo, ma al tempo stesso enuncia idee, soprattutto in ambito poetico, che preludono alla nascita della nuova sensibilità romantica. Alfieri sostiene, infatti, che la poesia è un'attività superiore alla politica e che il poeta deve educare una nuova umanità nobile ed eroica attraverso l'arte. Il fine ultimo del letterato è quindi secondo Alfieri quello di perseguire l'utile sociale.
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