"Delitto e castigo" è uno dei più geniali romanzi russi dell'Ottocento in cui si raccontano i retroscena di un delitto. Il tormentato protagonista Raskol'nikov è forse uno dei pochi personaggi del romanzo moderno in cui 'anima' e 'azione', intelligenza e operare, s'identificano in una unità tragica la cui analisi potrebbe continuare all'infinito e non trovare soluzione. Eppure tutta la materia si muove sulla falsa riga di quello che lo stesso autore definì, in una lettera al direttore della rivista "Il messaggero russo" Katkov, "rendiconto psicologico di un delitto", e ha tutte le caratteristiche della leggibilità avvincente di un romanzo poliziesco. Ma il suo pregio maggiore è la capacità di rivelare infiniti livelli di lettura e molteplici, continue sfaccettature. Allora cos'è veramente "Delitto e castigo", un romanzo sociale? Un romanzo politico? Un romanzo filosofico o un romanzo-confessione? A tutti questi interrogativi risponde Clara Strada Janovic nell'introduzione, fornendoci anche un quadro dettagliato dei giudizi critici espressi all'epoca in cui l'opera uscì.
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