Quando Djagilev lo lanciò, nel 1909, Nijinsky era un giovanissimo allievo della scuola di danza di Pietroburgo. In breve sarebbe diventato uno degli esseri più osannati e idolatrati d'Europa - e il culto è continuato sino ad oggi. Ma l'equilibrio della persona Nijinsky era fragile: su di lui incombeva la follia, che lo avrebbe presto travolto. E proprio sulla soglia della follia Nijinsky scrisse, nel 1919, questi "Diari", dove con doloroso candore, martellamenti maniacali e la lucidità del delirio traccia il suo autoritratto - e insieme fa emergere la sua versione della storia dei Balletti Russi.
Anonimo -