Cinquecento metri, un chilometro, non so bene quanto stia percorrendo, le macchine mi passano di fianco lavandomi a ogni pozzanghera. Ho paura ma non sento la fatica, ho quasi quarant'anni e un'anca ricostruita tramite osteosintesi a seguito dello schianto del 2011. Mi merito una serataccia così, un segno del destino, basta cercare avventure che svuotano l'anima e prosciugano il portafogli. Penso a Viviana, la ragazza che amo e corteggio inutilmente da due anni, a lei piace fare jogging oltre che danzare. Corro un po' per emularla e nel frattempo mi vengono in mente tante cose, ripercorro i miei primi (quasi) trentanove anni. Se fossimo insieme tutto questo non sarebbe successo, non sarei uscito di casa, saremmo assieme a guardare gli Europei o forse ancora a ripercorrere i passi del suo recente saggio di danza.
Dario Mondini, milanese di nascita ma peschierese (e in seguito medigliese) d'adozione, è impiegato presso una multinazionale leader nel settore delle risorse umane. Diario di un perdente di successo è la sua seconda fatica letteraria a distanza di quindici anni da una tesi di laurea sulla storia cambogiana. Il tennis tavolo, il fantacalcio e la storia sono le passioni di un "ragazzo" che a quarant'anni non ha perso la voglia di divertire e divertirsi.
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