Tra le parole che si sono prestate agli usi più difformi e ambigui c'è sicuramente il concetto di progresso. Alla sua definizione positiva, che sottende una concezione lineare della storia, ben presto si è affacciata sulla scena una visione ben diversa del progresso, che ne ha messo in crisi l'alone di gloria. Nel capitalismo l'ideologia dell'incremento quantitativo non ha portato ad alcun passo in avanti dal punto di vista qualitativo, ma piuttosto si è risolta in problemi globali e in dinamiche distruttive. Di fronte all'attestarsi di un progresso che è manifestazione di negatività, secondo Bloch occorre mettere in guardia da un uso acritico della categoria del "progresso". L'urgenza di interrogarsi deriva, per Bloch, dal cattivo uso che del termine è stato fatto e dunque il primo passo da fare, secondo il programma blochiano di un recupero critico del "progresso", è quello di arginare gli intralci. Ciò che interessa a Bloch è denunciare le aporie contenute nel concetto stesso di "progresso", facendo affiorare quelle differenziazioni che lo rendono al contempo estremamente fragile e ambiguo.
Anonimo -