Quanto ho avuto piacere di sentire che t'occupi di Tacito! Quello è libro per te più di quanti tu ne abbia spigolati o illustrati fin qui. Quell'anima ardita e maschile, quello stile che va nelle viscere dell'uomo come una lama infuocata, quelle alte e tremende virtù e quelle spaventose turpitudini che scolpisce nel diaspro, t'empiranno il cuore e la mente d'un generoso conflitto, e t'apriranno un campo luminosissimo ove potrai mostrarti forte, intero e armato di tutto punto. Io mi sono rallegrato di questa nuova come mi rallegro di saperti risanato, e sento che se avessi avuto luogo di pensare a lungo una cosa da suggerirti, non avrei potuto darti consiglio diverso. La tua indole, il tuo carattere, il tuo modo di pensare e di scrivere, t'invitano a quel libro, ed io che conosco te e la materia, ti ci sprono caldissimamente. Anzi se vuoi posso mandarti alcuni articoli del De Cesare che ebbi da lui a Napoli, e che potranno servirti se non altro a vedere le sue opinioni. Guarda bene al Dialogo Delle cagioni della perduta eloquenza, sul quale sai che è caduto dubbio.
Anonimo -