Il racconto appare in piena continuità con la prosa fantasmagorica dell'Idiota di Dostoevskij, descrivendo la componente soggettiva iniziale della crisi epilettica. Tuttavia, esso ha grande merito di congiungere in un crescendo avvincente ciò che è realtà o ricordo reale, ciò che sembra realtà e on lo è. Sullo sfondo campeggia costante un travaglio interiore, la lotta personale di un corpo e di un'anima tesa al riconoscimento della propria negata "normalità" nel lavorare e nell'amare. Questo libro è un saggio sull'epilessia nella dimensione della persona sofferente, ma è anche una storia d'amore a lieto fine.
Anonimo -