"Voi, fratelli, siete stati chiamati alla libertà", è il lieto annunzio di san Paolo. "Noi siamo condannati alla libertà", è la tragica conclusione invece di J. P. Sartre. Sono due vedute contrastanti, che segnano a fondo e agli antipodi il significato e la sorte della libertà. La 'condanna' di Sartre è la condizione e il destino di una libertà abbandonata all'insignificanza. La 'chiamata' di san Paolo è il disegno e il compito di una libertà aperta su un orizzonte di senso. Libertà: abbandono e tormento o risorsa e progetto? Le due grandi sfide rappresentano l'alternativa radicale di fronte a cui è posta oggi la libertà, la quale è sottratta alla 'condanna' dall'apertura alla 'chiamata'. Questa dà significato creaturale e filiale alla libertà. Significato che la libera da ipertrofia come da atrofia, la mette al riparo da ogni assolutizzazione e dissoluzione, correlandola a quell'universo di valori che ne fanno da un potere vuoto e arbitrario un volere intelligente e creatore. La libertà, che la persona è e la costituisce come soggetto morale, è messa in luce lungo le due coordinate e sulle due polarità che la scandiscono e la definiscono: 'l'autodeterminazione' e 'I'autorealizzazione'. A partire dai significati diffusi e dai paradossi della libertà nella socio-cultura contemporanea - attraverso un percorso insieme fenomenologico e antropologico, d'impianto biblico e teologico - sono analizzati e delineati il senso e il valore della libertà. Questa è un dato e insieme una conquista. Un bene dinamico, tracciato dal cammino che va dalla 'libertas minor' alla 'libertas maior': dal libero arbitrio alla libertà morale.
Anonimo -