Difficile staccarsi dalle proprie radici, perché volenti o nolenti queste ti richiamano ad un destino già scritto. Luigi il protagonista del racconto, si trova a fare i conti con la propria esistenza. Le amarezze della vita diventano una gigantesca opportunità che fanno allargare gli orizzonti e tornare con più saggia visione sui propri passi. Foresto è il ritorno in un luogo magico, dove montagna e natura ti fanno sentire libero dalle aspettative della vita contemporanea, dove l'anima può correre selvaggia nei boschi e la durezza dei giorni ripaga la propria onestà intellettuale e la coerenza con il proprio essere. Non c'è più finzione, solo ricerca verso lo scopo della vita, di quella vita vera, in un luogo dove ognuno di noi ha a che fare ad un certo punto della propria esistenza. Un incontro atipico sconvolge la quotidiana essenza di Luigi, un incontro selvaggio, che perno e parafrasi della storia alla fine si rivela solo come l'altro lato della medaglia; quello da cui noi tutti ci siamo allontanati. Il racconto è ambientato nei territori del Primiero, con menzione di alcuni luoghi che lo contraddistinguono ed una descrizione minuziosa, legata allo studio che l'autore porta nel suo bagaglio culturale, in quanto appassionato di montagna ed Accompagnatore di Media Montagna del Collegio Guide Alpine del Veneto. Leggendone i paragrafi, sembra di perdersi in quei paesaggi montani e non è difficile ritrovarsi ad ammirare l'enrosadira delle Dolomiti o riscoprirsi ad annusare il profumo del cirmolo, quasi fossimo compagni silenziosi nel suo cammino.
Anonimo -