"Quando proponemmo a Fortebraccio di ribattezzarsi con il nome del prode cavaliere scespiriano - ricorda Maurizio Ferrara, direttore dell'"Unità " nel 1963 - ci fu dall'altro capo del filo un attimo di esitazione. `Forte-braccio debole-mente, diranno' udimmo obiettare." Accadde il contrario: Fortebraccio diventò subito un "fenomeno" travolgente: il solo scrittore in circolazione - come diceva Biagi - capace di cogliere il ridicolo con garbo e ironia. Un'ironia che era il marchio di fabbrica del suo formidabile piglio di moralista e polemista partigiano. I suoi ritratti di Agnelli (l'avvocato Basetta), Spadolini (cover boy della politica) e di molti altri, restano un esempio di giornalismo critico e intelligente: crudele a volte, caustico sempre, eppure dolorosamente divertente.
Anonimo -