Nel 1995, Naipaul torna dopo circa vent'anni in quattro paesi sconvolti, in diversa misura, dal trionfo dell'Islam. In Indonesia, un'antica societ? pastorale ha lasciato il posto a una teocrazia governata dai grattacieli di Giakarta, dove i nuovi manager si genuflettono alla Mecca - ma senza perder d'occhio l'andamento, sullo schermo, dei corsi azionari. In Iran, l'ayatollah Khalkhalli, il Visinskij di Khomeini, ? agli arresti domiciliari, mentre nella sua Qom ogni furore iconoclasta - che non sia la pratica interdetta del bridge, o l'acquisto clandestino di cd - appare spento. In Pakistan, l'oro saudita con cui il presidente Zia ? andato al potere ? servito essenzialmente a scatenare faide tribali che si credevano estinte da secoli. Intanto, in Malesia, la giovent? islamica fa proseliti, vaticinando per la nazione un futuro da grande potenza del Sud-Est asiatico. Nel corso del viaggio, e degli incontri, il taccuino di Naipaul si riempie di storie e osservazioni secche, nitide, mai prevedibili: si delinea cos? una carta aggiornata e preoccupante di quel tifone ideologico - il fondemantalismo islamico - di cui l'Occidente sembra voler ignorare le traiettorie, ma dal quale continua a temere di essere travolto.
Anonimo -