«La questione del femminile in psicoanalisi, pur avendo oramai ricevuto moltissimi contributi, sembra ancora non essersi sottratta del tutto a quell'alone di mistero che Freud le attribuì...Possiamo chiederci, con Green, se i cambiamenti di costume e le trasformazioni culturali che hanno avuto luogo nell'epoca attuale potranno a lungo termine produrre dei rimaneggiamenti significativi delle configurazioni fantasmatiche inconsce a noi note. L'inconscio potrebbe allora modificarsi nella sua stessa essenza, e questo non solo nel registro dei suoi meccanismi regolatori difensivi ma, soprattutto, nel registro dei suoi contenuti rappresentativi. Credo che l'osservazione del "femminile" sia un vertice privilegiato da cui guardare verso questa prospettiva... nel mondo di oggi, molto "trovato e poco creato" viene sempre meno consentita l'appropriazione di una fantasmatica soggettiva e transizionale. Vengono somministrati ai singoli individui o gruppi di individui modelli e modi di essere preconfezionati. Le differenze si cancellano, e in modo particolare si attenuano le specificità attinenti all'identità di genere. Una forte omologazione caratterizza gli scambi sociali, e viene "normalizzato" non solo il modo di conformarsi alle regole del vivere comune, ma anche il modo di trasgredirle.
La spinta collettiva verso l'indifferenziato non fa che ostacolare l'assunzione di un'identità specifica del femminile, così come del maschile, spingendo i due sessi verso ciò che ho denominato altrove il "genere sessuale unico", regno tuttavia di un nuovo fallocentrismo troppo spesso patologico e perverso. Tanto più che le ideologie predominanti, lungi dall'esaltare la ricerca di uno specifico femminile, propongono per contro alle donne solo mete falliche, più o meno camuffate, confondendo per lo più parità di diritti con indifferenziazione identitaria...
Sappiamo allora noi interrogare ancora i sogni delle nostre pazienti, accogliere i loro desideri, in sintesi parlare al loro inconscio? Qualsiasi cosa esso sia divenuto o diverrà? I lavori di questa Monografia, a mio avviso, costituiscono una testimonianza significativa dello "stato dell'arte", così come lo stiamo vivendo e praticando oggi» (AMALIA GIUFFRIDA).
Anonimo -