Chi ha apprezzato l'acutezza e la leggerezza di tono di quella vera e propria antropologia del quotidiano contenuta in "Disneyland e altri non luoghi" non potrà sottrarsi al fascino di questo libro che con la stessa penetrazione e piacevolezza di stile affronta una molteplicità di temi all'insegna della crescente indistinzione tra realtà e finzione nel mondo d'oggi. O meglio della straordinaria capacità della finzione di diventare realtà, inevitabilmente impiegata a sua volta nel senso della finzione. E' quello che emerge con grande diletto del lettore del primo e più corposo dei due testi che compongono il volume. Il secondo testo, diario di tre giorni, accuratamente studiati per registrare i segni anche minimi del passaggio al nuovo millennio - rientra in quella che l'autore chiama una letteratura sperimentale - ed è in realtà il frutto di una capacità di osservazione e interpretazione difficilmente eguagliabili.
Anonimo -