Poesia non significa soltanto omaggiare l'amore, la tristezza o la felicità. Essa può essere anche espressione di battaglia, di coraggio, di sete di sangue e di invocazione per propiziarsi la benevolenza degli Dei. Donar è uno scaldo, un cantore che non riesce più a sopportare di vivere nella sua terra natia, un luogo che da tempo non riconosce più; un mondo forgiato dal sangue dei suoi antenati ed ora lordato da legami umani a lui sconosciuti, tradizioni nuove ed usanze che hanno fatto cadere nel baratro dell'oblio gli antichi valori quali onore e fede negli Dei. Ma egli è anche uno spirito guerriero, uno degli ultimi uomini dell'antico popolo del Nord che fugge dalla sua terra per non tradire ciò in cui ha sempre creduto. Salpando con la sua nave, in lacrime, il poeta grida nel gelo le sue ultime invocazioni, navigando senza una meta precisa e trovando, alla fine del viaggio, la tranquillità nel cielo che sta sotto la chiglia dove potrà congiungere le sue radici a quelle del frassino dei mondi.
L'autore ci conduce in un viaggio poetico che ci permetterà di conoscere alcuni Dei della stirpe degli Aesir e Vanir, che ai giorni nostri sono i protagonisti del culto rinato della religione Asatruar o Odinista, la religione originaria dei popoli del Nord.
Anonimo -